Edizioni Radici Future

Quella di Manzoni fu vera gloria?

a cura di Trifone Gargano

Gli anniversari servono (anche) per fare il punto sulla presenza attiva di un Classico nel nostro tempo, sulla sua effettiva eredità, sul senso della sua (ri)lettura. Le celebrazioni per i 150 anni della morte di Alessandro Manzoni (1873), e quelle relative ai 200 anni dall'ultimazione della stesuradel Fermo e Lucia (1823), possono essere un'occasione preziosa (e da non sprecare) per un ripensamento complessivo sul romanzo, sulle sue scelte linguistiche, sulla sua natura ideologica, sul suo valore letterario, e, soprattutto, sul suo perdurare come lettura obbligatoria nei percorsi scolastici.

Generalmente, un lettore entra nella storia, si identifica con uno o con più personaggi, partecipa emotivamente alle vicende narrate, attiva dentro di sé un processo di crescita e di maturazione psicologica e affettiva. Nel caso dei Promessi sposi, superate le iniziali difficoltà linguistico-espressive, può un lettore di oggi identificarsi con Lucia, o con Renzo, anaffettivi e rinunciatari su tutto? Egli, cioè, leggendo quel romanzo, può attivare quel processo di crescita e di educazione ai sentimenti, di gestione delle emozioni? Purtroppo, no. Occorre prenderne atto, con serenità e senza ulteriori indugi. Il romanzo di Alessandro Manzoni va consegnato alla storia, va rimesso nello scaffale, in quanto opera totalmente estranea alla sensibilità e ai bisogni educativi odierni. Esso, infatti, ha ben poco da dire e da dare a un giovane lettore di oggi.


Dante Pinocchio Harry Potter
Tra il Bene e il Male
a cura di Trifone Gargano

Il ritorno del fantasy nel nostro tempo, e il suo grande successo, sono il segnale di un bisogno collettivo di evasione. Evasione dalla dura realtà, dalle malattie, dalla guerra, e da tante altre cose brutte. Questo ritorno è il segnale di un desiderio di potenziamento della realtà, non di semplice fuga da essa. Potenziare la realtà, mettendo in essa bellezza e armonia. Come accadeva una volta con i racconti del mito, o con i poemi meravigliosi medievali, le narrazioni fantasy di oggi svolgono la stessa funzione degli odierni QR Code (codice a barre a risposta rapida). Essi, infatti, aggiungono qualcosa all'arido vero. Basta un click, utilizzando l'app del cellulare, e quei codici a barre si animano, consentono di vedere e di ascoltare filmati e musiche.

Dante Alighieri, con la Divina Commedia, rappresenta il meraviglioso medievale. Carlo Collodi, con le sue Avventure di Pinocchio, e Johanna K. Rowling, con i libri di Harry Potter, rappresentano, invece, il fantasy contemporaneo. Attraverso le loro storie, il Lettore può seguire le alterne vicende dell'eterna lotta del Male contro il Bene, dal tempo antico del così detto meraviglioso medievale, fino al fantasy di oggi. L'eroe, si chiami Dante, o Pinocchio o Harry Potter, mette il suo coraggio, le sue debolezze, la sua forza, e la sua ostinazione al servizio del Bene. Dante, lungo il viaggio nei tre mondi dell'aldilà (Inferno, Purgatorio e Paradiso), affronterà il Male in tutte le sue forme, scontrandosi con i diavoli, con i dannati, e affrontando lo stesso Lucifero. Harry Potter, durante gli anni di Hogwarts, sosterrà la lotta contro Colui-che-non-si-nomina, il Signore oscuro. Pinocchio, dal canto suo, combatterà contro il Gatto e la Volpe, contro i Banditi, e, anche, contro il sé stesso debole, che cade in tentazione, e finisce per essere, pur senza volerlo, strumento del Male.

Il viaggio di Dante, partito dal buio della selva oscura, giungerà alla luce del Paradiso, in «cerca» di sé stesso. Lungo questo viaggio, il poeta (e protagonista) racconterà degli scontri tra il Bene e il Male; racconterà degli eroi che si son messi al servizio del Bene, per difenderlo dagli attacchi del Male. Pinocchio compirà anche lui un viaggio. Il burattino, infatti, è sempre in corsa, è sempre in fuga da qualcosa, o da qualcuno, in corsa verso qualcosa, oppure, in cerca di qualcuno. Egli corre in «cerca» del sé stesso bambino, lottando contro il Male, contro gli imbroglioni e i truffatori, come il Gatto e la Volpe; contro i malvagi d'ogni genere, ma anche contro il sé stesso monello, per far vincere il Bene, e per diventare bambino (buono). Le storie di Harry Potter raccontano di un analogo viaggio in «cerca» di sé stesso. Un viaggio che durerà sette anni, quelli che il piccolo Harry trascorrerà presso la scuola di magia di Hogwarts, sempre in lotta contro il Male, contro Colui-che-non-si-nomina, per salvare il mondo intero.



La narrazione contenuta in questo saggio è incentrata sulla figura di Pier Paolo Pasolini prima del 1955, e dunque prima di Ragazzi di vita, il romanzo, pubblicato, appunto, nel 1955, che fece conoscere PPP al mondo. Al contrario, questo libro racconta l'intellettuale e lo scrittore Pasolini negli anni precedenti alla notorietà, gli anni delle sue esperienze didattiche, in quanto supplente di scuola media,  tra il 1946 e 1947, e tra il 1951 e il 1954. Racconta del rapporto di Pasolini con la Puglia, e con la Basilicata. Per questa ragione l'acronimo, PPP, contenuto nel titolo del libro, sta per "Pasolini Prima di Pasolini", perché racconta un Pasolini diverso da quello conosciuto, che, per esempio, per pochi spiccioli, in modo da tirare a campare, giunto a Roma, in quei primi anni miserrimi ma fervidi, trascorsi nella capitale, accettava di scrivere, per piccoli giornali, reportage dalle città di mare (scritti che, comunque, egli metteva da parte, accantonava, con l'idea di riutilizzarli in un progettato -ma mai realizzato- futuro romanzo del mare). Questo libro, dunque, racconta aspetti dell'intellettuale Pasolini ritenuti ingiustamente minori, da parte della grande critica, e cioè: il Pasolini maestro di emozioni, il Pasolini autore di articoli sulla scuola, il Pasolini autore di canzoni pop, di scritti sul calcio, il Pasolini autore di una singolarissima (e incompiuta) ri-scrittura della Commedia di Dante (dell'Inferno), ambientata nelle borgate romane e nei primi anni Sessanta del Novecento.
Questo libro, quindi, fa luce, in maniera particolare, sul Pasolini professore, capace, com'egli suggeriva di fare, di incuriosire e di emozionare gli studenti (senza bamboleggiare). 

Insomma, un Pasolini inedito, e lontano dalle narrazioni correnti.